Presentato ieri, nella sede della Camera di Commercio, Start WE-Up Women Empowerment e Impresa: il documento promosso dal Gruppo Donne Imprenditrici di Confimi Industria grazie all’impegno della veronese Vincenza Frasca. «Sappiamo e vogliamo lavorare insieme per un obiettivo comune che è l’imprenditoria presente e futura del nostro Paese»

Da Verona a Bruxelles per arrivare una definizione unica di impresa di donne. Prosegue l’iter, che ha avuto genesi proprio in riva all’Adige, mirato a ridisegnare l’imprenditoria femminile in Italia e in Europa. Passaggio che ha come documento di riferimento il Manifesto Start WE-Up Women Empowerment e Impresa i cui contenuti sono stati illustrati ieri, 27 maggio, nel convegno “Accendiamo l’imprenditoria femminile” organizzato da Confimi Apindustria Verona con il Gruppo Donne presso la Camera di Commercio.
La stesura del testo, promosso dal Gruppo Donne Imprenditrici di Confimi Industria e dal media civico Le Contemporanee, ha coinvolto in sessioni plenarie imprenditrici, europarlamentari, esperti sulla parità di genere, istituzioni e associazioni datoriali a livello nazionale. Fino al Parlamento Europeo, dove è stato illustrato a gennaio, grazie all’impegno di Vincenza Frasca, presidente del Gruppo Donne Imprenditrici di Confimi Industria.

L’imprenditrice veronese è partita dai numeri: «Sono 1 milione e 342 mila le imprese femminili in Italia secondo Unioncamere. Tuttavia per la nostra legge nazionale, la 215/92, in vigore in Italia da più di 30 anni, le imprese femminili sono numericamente meno». Da qui, coinvolgendo l’ateneo scaligero, la volontà di rinnovare la normativa vigente le cui tappe principali sono state ricordate da Frasca.
Nel 2021, per interessamento della senatrice Elena Murelli, il disegno di legge 342 è stato depositato presso la 9a Commissione permanente industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare del Senato.
Il progetto ha trovato quindi sintesi nel Manifesto Start WE-Up Women Empowerment e Impresa, che ha tra i punti fondamentali: «Titolarità e governance al 51%, fondi strutturati per la nascita e il consolidamento di imprese guidate da donne, bandi che tengano conto della certificazione della parità di genere e dell’equa distribuzione delle risorse tra imprenditrici e professioniste, riforma delle politiche di welfare, abolizione del gap salariale e digitale», ha elencato l’imprenditrice. Il documento (patrocinato tra gli altri da Unioncamere, Mimit e W7) è stato presentato il 23 gennaio a Bruxelles, dando il via a un nuovo impegno. «Sono stati tre anni di intenso e instancabile lavoro – ha concluso Frasca –. Abbiamo dimostrato, prima di tutto a noi stesse, che sappiamo e vogliamo lavorare insieme per un obiettivo comune che è l’imprenditoria, presente e futura, del nostro Paese».

Ospitato presso la Sala Industria, il convegno si è aperto con i saluti di Claudio Cioetto, presidente di Confimi Apindustria Verona; di Marisa Smaila, presidente del Gruppo Donne; di Patrizia Aquironi, presidente del Distretto di Legnago.
Sono seguiti gli interventi dell’europarlamentare Paolo Borchia; dell’assessore regionale per le Pari opportunità, Elena Donazzan; dell’europarlamentare Alessandra Moretti.
Al tavolo dei relatori si sono susseguiti: Vincenza Frasca; Andrea Caprara, professore di Diritto dell’impresa dell’ateneo scaligero; la deputata Maddalena Morgante; Lucia Balietti che è Regional Director, Head of Mediterranean Middle East and Africa di Allianz Trade for Multinationals; infine Elisa Collazuol, area manager del Triveneto di Allianz Bank. In collegamento, hanno partecipato: Valeria Manieri, co-founder de Le Contemporanee; la senatrice Elena Murelli; Ilaria Sergi, responsabile di “Donne in classe A” di Enea. A moderare il convegno è stata Maria Carlesi, vicepresidente di Confimi Industria Veneto.

«È necessario lavorare a livello nazionale ma non dobbiamo dimenticare un importante risvolto che è quello europeo, dove manca una definizione di imprenditoria femminile però il tema emerge con riferimento alla sostenibilità ambientale, alle nuove tecnologie, all’indipendenza economica delle donne», ha spiegato Andrea Caprara, professore di Diritto dell’impresa dell’ateneo scaligero. Il concetto di impresa femminile esiste, ma non è definito, quindi è importante dare un quadro di riferimento per tutte le legislazioni nazionali.
«Il progetto di legge si colloca nel codice delle Pari opportunità, nell’area delle azioni positive», ha aggiunto. L’idea forte alla base, per il docente, «è indicare la definizione di imprenditore declinata al femminile e di impresa femminile». E ha concluso: «La donna non è imprenditrice per caso ma perché lo vuole fare e lo deve poter fare nel miglior modo possibile. Non è una battaglia di genere ma per la buona impresa che vuol dire buona società, buon mercato e opportunità per tutti».

Nella foto, da sinistra: Andrea Caprara, Lucia Balietti, Maddalena Morgante e Vincenza Frasca