Fonte Ministero Ambiente

Si ritiene opportuno fornire un approfondimento reso disponibile sul sito del Ministero Ambiente riguardante l’economia circolare.

Cosa è l’economia circolare
Nell’economia circolare il valore dei prodotti, delle materie prime e delle risorse si mantiene lungo il loro di ciclo di vita il più a lungo possibile. Gli scarti e gli sprechi sono ridotti al massimo.
La transizione verso un’economia efficiente nell’uso delle risorse, a basse emissioni di carbonio e resiliente ai cambiamenti climatici, costituisce oggi la più importante sfida a livello mondiale per raggiungere una crescita sostenibile ed inclusiva.

Nasce l’Atlante italiano dell’economia circolare
Il 5 dicembre 2017, a Roma, è stato presentato l’Atlante italiano dell’economia circolare, una mappa interattiva in continuo aggiornamento, che raccoglie le esperienze italiane di economia circolare, al fine di renderle note e fruibili gratuitamente ai cittadini e di promuovere la collaborazione e la costruzione di filiere “circolari” tra attori economici che orientano la propria attività a principi di sostenibilità e circolarità. A ogni punto sulla mappa corrisponde una scheda che riassume storia e caratteristiche delle singole realtà.

Link utili
http://www.economiacircolare.com/latlante
http://www.remadeinitaly.it/nasce-latlante-italiano-delleconomia-circolare
Verso un modello di economia circolare per l’Italia
Si è conclusa alla fine di settembre la consultazione sul documento: “Verso un modello di economia circolare per l’Italia”. La consultazione ha consentito di mettere a fuoco un inquadramento generale dell’economia circolare e il posizionamento strategico dell’Italia, in continuità con gli impegni adottati nell’ambito dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, in sede G7 e nell’Unione Europea.

Per leggere il documento “Verso un modello di economia circolare per l’Italia” clicca qui” oppure vedi in allegato.
Il documento è stato presentato dal Ministro Galletti alla Camera dei Deputati il 28 novembre u.s.: http://www.minambiente.it/comunicati/ambiente-galletti-economia-circolare-grande-sfida-competitivita
Si riporta di seguito un estratto del suddetto documento relativo al concetto di rifiuto, sottoprodotti ed end of waste.
Ripensare il concetto di rifiuto
Il concetto di “rifiuto”, seppure in passato ha consentito la soluzione di problemi non altrimenti risolvibili, non è più attuale se si va incontro ad una politica di minimizzazione degli scarti. La sfida della transizione verso l’economia circolare è considerare ciò che adesso è un rifiuto come elemento, “mattone” per un nuovo ciclo produttivo.

Di conseguenza, una profonda revisione della normativa comunitaria appare, alla luce del concetto di economia circolare, sempre più ineludibile.

Se già la green economy considerava il rifiuto una soluzione e non più un problema, ancora oggi il rifiuto stesso soggiace ad una regolamentazione minuziosa, che limita in maniera sensibile molte delle sue potenzialità intrinseche, in particolare attraverso norme che prevedono restrizioni in termini di gestione e movimentazione.

Se in passato previsioni restrittive per la gestione dei rifiuti erano giustificate da quello che era considerato il vero problema dei rifiuti, ossia il loro abbandono, senza valutarne le potenzialità,oggi, paradossalmente, si potrebbe limitare il concetto di rifiuto solamente a ciò che “non ha un valore economico” per il mercato; basti pensare a materiali quali gli oli minerali usati, per i quali esiste un mercato che fissa una quotazione pressoché ufficiale che viene utilizzata per gli scambi, e che sono stati oggetto di “contenziosi” internazionali per la loro acquisizione oppure a beni per i quali il ritiro è disciplinato per legge (come nel caso dei consorzi previsti dalla attuale normativa ambientale per particolari flussi di rifiuti).

Considerando tali fattispecie, dovrebbe essere prevista una normativa restrittiva solamente per ciò che è destinato all’abbandono, al fine di prevenire la dispersione nell’ambiente, mentre ad oggi è estesa anche a materiali nobili e di forte richiesta.

La revisione della normativa comunitaria dovrà quindi andare oltre le modifiche che hanno portato, nel 2008, alla previsione di una parziale strategia di uscita dal concetto di rifiuto, concretizzatasi anche con il riconoscimento dei sottoprodotti e della cessazione
della qualifica di rifiuto.

Una volta effettuata la modifica normativa necessaria dovranno essere individuati:

  • i flussi di rifiuti per i quali non è più necessaria la qualifica di rifiuto ma che possono essere ricircolati nel sistema produttivo ed economico come nuove materie prime o prodotti,
  • i flussi di rifiuti attualmente non riutilizzati o riciclati a causa di ostacoli di tipo legislativo, autorizzativo, organizzativo, economico, competitivo, ecc. Per tali flussi è necessario istituire tavoli di lavoro ad hoc per intervenire efficacemente nel rimuovere le cause che ostacolano la circolarità in tali settori,
  • i flussi di rifiuti attualmente non riutilizzabili o riciclabili. Su tali flussi occorre intervenire per attivare ricerche applicate in grado di sviluppare nuovi materiali o prodotti da reimmettere nei cicli produttivi, trovare nuovi sistemi e nuovi sbocchi di mercato oppure prevedere la progressiva eliminazione dal mercato o la sostituzione con altri che siano riutilizzabili o riciclabili.

Come già detto, il passaggio da un’economia “dalla culla alla tomba” all’economia circolare rappresenta già oggi un momento di forte cambiamento nella strategia di gestione dei materiali con gli strumenti a disposizione (cessazione della qualifica di rifiuto e individuazione dei sottoprodotti) e rappresenta un forte impulso nell’individuazione di nuovi flussi di rifiuti da sottoporre a processi di “end-of-waste” (EoW) e nel riconoscimento di nuovi sottoprodotti, specialmente come esito della recente emanazione del decreto sottoprodotti.

Per giungere al nuovo paradigma è importante che nella fase di transizione si lavori sugli strumenti che possono dare certezza agli operatori relativamente alla qualifica di sottoprodotto dei residui di produzione che essi generano.

È inoltre importante lavorare per stabilire criteri specifici per quelle tipologie di rifiuto per le quali non risultano ancora emanati i decreti EoW. Infatti, per queste tipologie di rifiuto si fa ancora riferimento a disposizioni legislative del 1998 relative al recupero dei rifiuti in procedura semplificata che dovrebbero essere aggiornate per stare al passo con il progresso tecnologico.

La cessazione della qualifica di rifiuto, infatti, costituisce il “premio” per chi effettua il riciclo e il recupero di rifiuti trasformandoli nelle cosiddette “materie prime seconde”, ossia in materiali riutilizzabili nei cicli economici, contribuendo, in tal modo, a ridurre il consumo di materie prime e l’ammontare di rifiuti da destinare allo smaltimento.

La cessazione della qualifica di rifiuto assurge, quindi, a strumento principe per l’attuazione della tanto auspicata società del riciclo, obiettivo dichiarato degli organi comunitari, e segna un importante passo in avanti dell’odierna normativa sui rifiuti al fine di porre fine ai concetti antiquati (e consumisti) del “tutto rifiuto” e del “rifiuto per sempre”.

A tal fine, anche per favorire il risparmio di materie prime naturali, occorre necessariamente individuare i flussi di rifiuti prioritari sui quali intervenire e predisporre i relativi decreti affinché i materiali risultanti da operazioni di recupero di alta qualità possano nuovamente essere introdotti sul mercato ed essere in grado di competere con le materie prime vergini con piena dignità, con una “fedina penale” immacolata e senza trascinarsi dietro un’origine discriminante.

Analogamente alla questione della cessazione della qualifica di rifiuto, troppo spesso la possibilità di considerare un residuo come un sottoprodotto e destinarlo a nuovi cicli produttivi si scontra con il timore di riuscire a provare che il residuo è un sottoprodotto e non un rifiuto alle autorità di controllo.

Per fare ciò è opportuno aiutare gli operatori nella verifica delle condizioni che consentono di qualificare i residui come sottoprodotti e prevedere criteri standardizzati per quanti più flussi di residui possibile in modo da dare certezza ai produttori del residuo ed alle autorità di controllo.

Inoltre, nel perseguire azioni volte a favorire la riduzione delle quantità e le modalità di gestione degli stessi, è opportuno tenere in considerazione che l’integrazione di strumenti ambientali (es. GPP), o fiscali possono favorire iniziative che sviluppino ad esempio reti per la riparazione, affrontino l’obsolescenza programmata, agevolino il mercato dell’usato ecc. per sostenere l’esistenza della domanda per tutto ciò che ha un valore economico per il mercato. Azioni in questa direzione sono già state intraprese da alcuni paesi UE.
Approfondimento: sottoprodotti ed End of Waste
A seguito dell’emanazione della direttiva quadro rifiuti, la Commissione Europea ha iniziato a lavorare per predisporre criteri comunitari sulla “cessazione della qualifica di rifiuti” per alcuni flussi di rifiuti. I lavori, iniziati nel 2007, si sono protratti per molti anni ed hanno portato all’emanazione di alcuni Regolamenti. Il primo è stato quello sui rottami metallici (333/2011) al quale sono seguiti quello sul vetro (1179/2012) e quello sul rame (715/2013).

La Commissione aveva predisposto anche un Regolamento sulla carta che però non ha avuto il favore del TAC (Comitato per l’adattamento della normativa comunitaria al progresso scientifico e tecnologico) né del Consiglio e del Parlamento Europeo. La Commissione aveva anche lavorato per anni sui criteri relativi al compost e digestato e sulla plastica tuttavia i relativi Regolamenti non sono mai stati proposti dalla Commissione per la votazione del TAC.

Il regolamento sul compost e digestato è stato ora in parte ripreso all’interno del nuovo regolamento fertilizzanti mentre quello della plastica non ha avuto nessuna successiva evoluzione. La Commissione, dopo la bocciatura del regolamento sulla carta, ha effettuato una valutazione dell’utilità dell’emanazione dei criteri comunitari EoW ritenendo che fosse più opportuno demandare tale regolamentazione secondaria agli Stati Membri.

Riguardo alla predisposizione di nuovi decreti EoW a livello nazionale il Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) si è già attivato da tempo lavorando su alcuni flussi specifici di rifiuti. In particolare per il decreto EoW sul fresato d’asfalto e per il decreto EoW sulla gomma derivante da pneumatici fuori uso sono stati completati i controlli tecnici: entrambi i decreti sono attualmente sottoposti ai controlli di legge.

Il MATTM, inoltre, ha predisposto e sottoposto all’esame dell’ISPRA ulteriori schede tecniche per il recupero di materia dai pannolini, dalle batterie per auto e dai rifiuti da demolizione e costruzione.

Nel breve termine è in progetto di affrontare la problematica della cessazione della qualifica di rifiuto per i materiali derivanti dalla carta, dalla vetroresina da imbarcazioni e dal PET da imballaggi e altre plastiche. Inoltre, il MATTM ha avviato costanti interlocuzioni con gli operatori del settore dei rifiuti al fine di raccogliere ogni utile elemento per individuare flussi di rifiuti per i quali predisporre decreti EoW ai sensi dell’articolo 184-ter del D. Lgs 152/2006.

Per quanto concerne i sottoprodotti il MATTM ha emanato il decreto n. 264 del 13 ottobre 2016 ed una circolare esplicativa finalizzati ad agevolare la dimostrazione della sussistenza dei requisiti per la qualifica dei residui di produzione come sottoprodotti e non come rifiuti.

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